logo-saceRETHINK - Evoluzioni e prospettive dell'export Italiano è il nuovo Rapporto Export 2014-2017 pubblicato da SACE nei giorni scorsi.
Il report sottolinea come la crisi di domanda interna che sta colpendo il nostro Paese, renda  vincenti soprattutto quelle imprese che operano anche sui mercati internazionali, perché più solide in partenza e maggiormente in grado di riorientare la produzione verso le economie in crescita.
La propensione all’esportazione è così diventata un indicatore, una proxy, del merito creditizio: nelle decisioni di concessione dei fidi, le banche tendono a discriminare favorevolmente le aziende che esportano e, al contrario, a penalizzare le imprese domestiche.
Il rapporto export di quest’anno si compone di due sezioni. Nella prima si analizzano le evoluzioni nella struttura dell’export italiano tra il 2007 e il 2012, per valutare l’impatto della crisi sulle nostre vendite all’estero. Nella seconda sezione sono esaminate le previsioni sulle esportazioni per settori e mercati di destinazione nell’orizzonte 2014-2017, considerando anche uno scenario più pessimistico.

Il documento mette in luce due aspetti predominanti che possono costituire un’utile guida per rispondere alle sfide dell’economia reale:
•    dopo la difficile performance del 2013, le nostre vendite estere ci promettono un tasso di crescita sostenuto (7,3% medio annuo) nei prossimi quattro anni
•    a sei anni dallo scoppio della crisi, si delinea l'identikit di un "nuovo export" italiano, che trova negli emergenti, e non più in Europa, il principale mercato di sbocco.

Per quanto riguarda la composizione settoriale dell’export italiano, è rimasta relativamente stabile rispetto all’inizio della crisi, registrando leggere modifiche. A causa della crisi, i beni di investimento hanno subito una riduzione dal 41,1% al 37,4%; i beni di consumo sono rimasti pressoché invariati, dal 23,8% al 24%; è aumentato il peso dei beni intermedi (dal 28,4% al 30,4%) e dei beni agricoli (6,7% a 8,2%).
 
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