download“I dati resi noti oggi dalla Banca d’Italia sul trend dell’economia pugliese, nel primo semestre di quest’anno, evidenziano un calo degli investimenti e delle esportazioni con un pil che si attesta a 0,5%, di poco inferiore al 2023. 
Un rallentamento che ci fa preoccupare così come l’incertezza dovuta alla prossima scadenza della decontribuzione Sud, una misura considerata fondamentale per il supporto delle imprese nelle regioni meridionali. La nostra richiesta di rendere tale misura strutturale riflette l’apprezzamento per il suo impatto positivo sulla competitività delle aziende e l’occupazione. Dall’altro lato, emerge un atteggiamento di ottimismo e resilienza tipico del mondo imprenditoriale. Nonostante le sfide, le imprese pugliesi hanno dimostrato stabilità e un dinamismo che si concretizza in un saldo positivo nel fatturato, con una maggiore quota di aziende che riportano aumenti rispetto a quelle in calo. Questa vitalità, nonostante il contesto complesso, è segno della capacità del sistema imprenditoriale di adattarsi e cercare opportunità anche nei momenti di incertezza".

E' il commento del Presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana sull’aggiornamento congiunturale dell’economia pugliese elaborato dalla Banca d’Italia.



Il rallentamento, causato dall’aumento dei prezzi energetici e dalle difficoltà nelle catene di fornitura, viene ulteriormente aggravato dalle crescenti tensioni geopolitiche, aumentando l’incertezza e i rischi per il commercio globale e i costi delle materie prime.

“Le stime di Bankitalia – per il Presidente Fontana – vanno lette con particolare attenzione e con adeguata preoccupazione: il rallentamento, causato dall’aumento dei prezzi energetici e dalle difficoltà nelle catene di fornitura, viene ulteriormente aggravato dalle crescenti tensioni geopolitiche, aumentando l’incertezza e i rischi per il commercio globale e i costi delle materie prime.
Divari, diseguaglianze e ritardi sono profondi e non facili da colmare, da qui la necessità di recuperare elevati livello di produttività. 
È sugli investimenti capaci di aumentare la produttività che bisogna puntare con determinazione, quindi sulla crescita, cosa che l’Italia non fa da oltre vent’anni, beneficiando di tutte le risorse europee disponibili, di quelle non ancora sbloccate e del loro corretto utilizzo, con un preciso cronoprogramma.  Per far sì che il nostro Paese diventi attrattivo all’estero è necessario che gli imprenditori continuino a investire, e per essere più competitivi e concorrenti nel mondo dobbiamo anche produrre di più: per questo abbiamo chiesto a gran voce al Governo di spingere gli investimenti, ad esempio con un Ires premiale per chi mantiene il 70% degli utili dentro l’impresa e investe il 30% in tecnologia, formazione e welfare, in vista della transizione digitale 5.0 che richiede una maggiore semplificazione. 

Il progresso economico delle regioni meridionali è cruciale non solo all'economia nazionale ma anche a quella europea. Politiche attrattive e inclusive, che facilitino gli investimenti e migliorino l’occupazione nel Sud, rappresentano un’opportunità non solo per diminuire i divari interni, ma anche per offrire un futuro più stabile e prospero alle nuove generazioni”.